L’esame per la calprotectina fecale permette di comprendere la localizzazione di un’infiammazione. Nei pazienti affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali, il suo dosaggio è indice del grado di infiammazione dell’intestino.
Cos’è la calprotectina e perché si misura
La calprotectina è una proteina di 36 kDa, capace di legare il calcio e lo zinco. Presente un po’ in tutti i distretti del corpo umano, si concentra principalmente nel citoplasma dei granulociti neutrofili. In concentrazioni inferiori, la calprotectina è presente anche nei monociti e nei macrofagi che da essi derivano. Queste cellule, similmente ai neutrofili, sono globuli bianchi preposti a fagocitare (inglobare, digerire e distruggere) particelle estranee penetrate nell’organismo, compresi i microrganismi (verso i quali sono più attivi i neutrofili). Sia i neutrofili che i macrofagi hanno la capacità di secernere mediatori chimici della risposta infiammatoria.
All’interno di queste cellule immunitarie, la calprotectina esibisce un’elevata attività batteriostatica e micostatica e, come tale, contrasta efficacemente la crescita di funghi e batteri.
Dal momento che i processi flogistici si accompagnano tipicamente a un accumulo di leucociti neutrofili e di macrofagi nei tessuti infiammati, la calprotectina può essere utilizzata come marker indiretto di infiammazione. Infatti, per quanto esposto, i livelli di calprotectina nel plasma tendono ad aumentare in maniera aspecifica in corrispondenza di fenomeni infiammatori. Similmente, nelle malattie flogistiche intestinali, la concentrazione di calprotectina nelle feci si eleva nettamente rispetto alla norma.
Calprotectina e malattie infiammatorie intestinali
Le concentrazioni di calprotectina fecale aumentano in corrispondenza di malattie infiammatorie del tubo digerente, aiutando quindi a distinguere le patologie flogistiche croniche dell’intestino (Morbo di Crohn, Colite Ulcerosa) da quelle su base disfunzionale (sindrome del colon irritabile).
Diversi studi hanno dimostrato che elevati livelli di calprotectina nelle feci hanno un significato predittivo migliore per le malattie infiammatorie intestinali, rispetto ad altri markers tipici dell’infiammazione, quali PCR e VES. Il dosaggio della calprotectina fecale è infatti in grado di evidenziare stati infiammatori in stadi così lievi o precoci da non essere sufficienti a modificare i valori di VES o PCR. Inoltre, nelle feci, la calprotectina è stabile fino a sette giorni a temperatura ambiente, e per mesi se il materiale viene congelato a -20°C.
Altro aspetto importante, che contribuisce a elevare l’utilità diagnostica di questo esame, è l’indipendenza dei valori fecali dalle flogosi presenti in altri distretti dell’organismo, che al contrario possono provocare un innalzamento dei succitati marcatori sistemici di infiammazione.
Nella ricerca di processi flogistici intestinali, la Calprotectina fecale si è dimostrata più affidabile anche rispetto alla conta dei leucociti o al dosaggio di Lattoferrina.
Quando viene prescritto l’esame?
Il medico può richiedere l’esame della calprotectina fecale per capire quale sia la causa di sintomi come:
- Sangue nelle feci e/o diarrea;
- Dolori e crampi addominali persistenti (della durata di più di qualche giorno);
- Febbre;
- Debolezza;
- Perdita di peso.
Per confermare il sospetto di malattia o escludere dalla diagnosi le condizioni che causano segni simili, il dosaggio della calprotectina viene spesso richiesto con altre analisi delle feci come:
- Coprocoltura;
- Esame dei globuli bianchi nelle feci;
- Ricerca del Sangue Occulto (FOBT).
Il medico può prescrivere anche l’esecuzione di analisi del sangue che indichino la presenza e la severità dell’infiammazione, quali la velocità di eritrosedimentazione (VES) e la proteina C-reattiva (PCR).
Infine, per la conferma diagnostica di IBD, il paziente può essere sottoposto a un esame endoscopico (colonscopia o sigmoidoscopia). Quest’accertamento permette di esaminare direttamente l’intestino attraverso l’acquisizione di immagini, e di prelevare piccoli pezzi di tessuto (biopsia) per verificare la presenza di processi infiammatori e determinare se siano subentrati cambiamenti istologici.
La valutazione della calprotectina fecale consente di:
- determinare se sia in corso uno stato infiammatorio dell’intestino;
- distinguere una Malattia Infiammatoria Intestinale (IBD) da altre patologie dello stesso tratto che causano sintomi simili;
- monitorare la progressione di una Malattia Infiammatoria Intestinale già diagnosticata.
Valori normali di calprotectina
I valori di riferimento sono leggermente variabili da laboratorio a laboratorio. Prendendo a campione un soggetto adulto, sono indicativamente compresi nei seguenti limiti:
- Negativo < 50 mg/Kg
- Debolmente positivo > 50 – 100 mg/Kg
- Positivo > 100 mg/Kg
NOTA: in età pediatrica il valore cut-off di 50 mg/Kg di feci è valido a partire dai 4 anni. Nei bambini di età inferiore, così come negli anziani, i valori normali sono nettamente più elevati.
Calprotectina fecale alta: cosa significa?
La calprotectina fecale alta si riscontra soprattutto nelle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (rettocolite ulcerosa, Morbo di Crohn) e in neoplasie del tratto gastroenterico di grado elevato.
Come anticipato, la calprotectina fecale non è invece aumentata nelle persone con patologie non organiche, spesso di tipo funzionale, come la Sindrome del Colon Irritabile (IBS). Può, invece, aumentare in patologie di carattere infiammatorio, acuto o cronico, comunque circoscritte al tratto digerente, come malattie peptiche, esofagiti, diverticoliti ed enterocoliti infettive.
L’eliminazione di calprotectina nelle feci è, inoltre, un buon marcatore di recidiva nei soggetti affetti da malattie infiammatorie intestinali, dato il suo maggior incremento nelle fasi clinicamente attive della malattia. Le cause più comuni:
- Rettocolite Ulcerosa;
- Morbo di Crohn;
- Infezioni Batteriche Intestinali;
- Parassitossi;
- Tumore al colon.
Valori di calprotectina fecale alta possono indurre il medico a prescrivere ulteriori indagini diagnostiche, compresi esami invasivi, come, a esempio la colonscopia e la ileoscopia, con esame istologico o l’ecografia dell’addome.
Il fatto che le concentrazioni fecali di Calprotectina risultino aumentate nelle neoplasie del tratto gastro-intestinale, in particolare nel cancro colon-rettale, giustifica la maggior affidabilità della calprotectina fecale come test di screening, rispetto alla messa in evidenza di sangue occulto nelle feci.
Calprotectina bassa: cause
Nel caso l’esame evidenzi bassi livelli di calprotectina fecale, vi è un’elevata possibilità che non esistano patologie organiche intestinali. Di conseguenza, i disturbi gastro-intestinali che hanno indotto il medico a prescrivere l’esame, sono probabilmente riconducibili alla sindrome dell’intestino irritabile, ad altre patologie funzionali o a celiachia.
Come si misura
Il dosaggio della calprotectina fecale viene eseguito su un piccolo quantitativo di feci, raccolto in un apposito contenitore pulito. Il campione non dev’essere contaminato da acqua o urine.
Preparazione all’esame
Non è richiesto il digiuno. Astenersi da attività fisiche pesanti nei due giorni che precedono il test. Evitare di sottoporsi al dosaggio della calprotectina nelle feci durante il periodo mestruale o in presenza di situazioni emorragiche intestinali (a esempio in presenza di emorroidi).
In vista dell’esame, il medico può suggerire la sospensione della terapia con farmaci anti-infiammatori non steroidei (inclusa l’aspirina) e inibitori dell’acidità gastrica. Non sospendere l’assunzione di questi medicinali di propria iniziativa e rispettare in tal senso le direttive mediche. Al fine di tenere conto delle variazioni giornaliere dei livelli di calprotectina, il medico può richiedere l’analisi di campioni fecali prelevati in due giorni consecutivi.
Esame calprotectina fecale a Viterbo
L’Esame per la Calprotectina Fecale è eseguito dal Dott. Raffaele Borghini. Per info contattare i numeri:
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